La cellulite: perché parlarne?

Capita quotidianamente, nel mio ambulatorio, di vedere afferire donne di varie età che si rivolgono a me, quasi con timore, per il famoso problema che affligge la maggior parte di loro, la cellulite.
Questa loro titubanza è forse motivata dal fatto che, nella maggioranza dei casi, viene considerata un semplice inestetismo cutaneo ed un capriccio estetico delle donne moderne, condizionate dai mass media che suggeriscono e mostrano dei canoni di figure femminili da imitare, portandole spesso a ricorrere, in maniera esasperata, a qualsiasi sistema terapeutico, il più delle volte non scientifico e magari molto oneroso.
In realtà la cellulite è da considerarsi una patologia vera e propria; non a caso viene definita dal mondo scientifico con il termine di: “Panniculopatia-edemato-fibrosclerotica” per indicare che si tratta di una condizione che a lungo andare, se non trattata, porta a delle complicanze di:
§ fibrosi dei tessuti sottocutanei delle gambe ( la cosiddetta pelle a buccia d’arancia ),
§ sintomi legati all’insufficienza veno-linfatica, con micro-varici e capillari, sensazione di pesantezza alle gambe, gonfiore, dolenzia anche alla palpazione superficiale,
§ fino alle cosiddette gambe senza riposo.
Questi noduli di fibrosi, infatti, non fanno altro che ostruire il microcircolo sottocutaneo, creando una condizione di scarsa ossigenazione tissutale (basta sfiorare con il palmo della mano la zona cellulitica per avvertire la pelle più fredda rispetto ad altre zone non colpite ), in quanto i globuli rossi che trasportano l’ossigeno ai tessuti, circolano nei micro-capillari con una certa difficoltà, essendo maggiormente impilati l’uno con l’altro e creando, di conseguenza, una condizione di scarsa vascolarizzazione che giustifica la temperatura più bassa, eventualmente accertabile con una semplice termografia.
Vari sono i fattori che possono portare a questo quadro clinico, tra questi troviamo:
1. disfunzioni ormonali e condizioni predisponenti familiari,
2. la vita sedentaria,
3. un’alimentazione scorretta basata sul consumo di alimenti raffinati, ad elevato indice glicemico, acidificanti ed infiammatori, tipica del mondo occidentale.
Ma allora come possiamo intervenire?
Possiamo ricorrere a varie strategie, ma sicuramente ciò che non dobbiamo trascurare riguarda lo stile di vita corretto, intendendo con ciò l’alimentazione adeguata di tipo mediterraneo e l’attività fisica quotidiana di tipo aerobico.
Non sempre però si riesce a tenere sotto controllo tale situazione ed allora bisogna ricorrere anche a strategie terapeutiche FISICHE (pressoterapia, linfodrenaggio, massaggio manuale, ecc..) e MEDICHE (l’ossigeno-ozonoterapia).
Quando parliamo di ossigeno-ozonoterapia ci riferiamo ad una terapia medica non invasiva, indolore e priva di effetti collaterali, in quanto non si utilizzano farmaci ma solo una miscela di ossigeno (O2) e ozono (O3) che ha proprietà:
Ø antinfiammatorie (per la scarsa ossigenazione cutanea, infatti, si genera un processo infiammatorio tissutale cronico),
Ø lipolitiche (scioglie gli accumuli di grasso delle aree antiestetiche),
Ø emo-reologiche (migliora, cioè, la microcircolazione, in quanto il sangue diventa più ossigenato, più fluido e le pareti del distretto vascolare, compreso i capillari, più resistente),
Ø tonificanti e rassodanti (diminuisce il rilassamento cutaneo, spesso presente, soprattutto nelle celluliti flaccide, dove anche con l’attività fisica tante volte si fa fatiche a rassodare).
La seduta si esegue in ambulatorio in pochi minuti e non necessita di alcun accorgimento particolare se non quello di affidarsi ad un medico esperto che, dopo una attenta valutazione del soggetto, pratichi la terapia rigorosamente personalizzata e secondo le linee guida suggerite dalla Società scientifica, evitando così di impostare una terapia basata sull’empirismo e sulla superficialità da parte dell’operatore che sicuramente non portano a nessun risultato terapeutico.

Dott. Fortunato Loprete